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Friday, March 25, 2011

USAF Wind Resistant Sateen OG 107 Ground Crew Jacket | A review by Stock Number designer



Uno dei capi più interessanti facenti parte della mia collezione è questa giacca codificata come “Wind Resistant Sateen OG 107 Ground Crew Jacket” appartenente al personale di terra USAF.

Realizzata in pesante raso militare, tono di colore “sage green”come da specifiche USAF visibili in etichetta, elemento di estrema importanza per la datazione e la codifica dei capi operativi, tecnici e da lavoro delle varie forze armate, specialmente statunitensi (in quanto non tutti i paesi inseriscono nella codifica dei capi l’anno di produzione) questa giacca, è estremamente interessante per un numero di motivi.

In primis è una delle prime produzioni, datata 1957 e consegnata dalla Southern Athletic Co. un contractor che ha fornito anche altre tipologie di giacche tra cui i Parka Cold Weather N3B utilizzati dagli equipaggi dei bombardieri B-52 in Viet Nam e durante tutto il periodo della guerra fredda, così come per la protezione degli operatori delle basi artiche che spesso li utilizzavano “fuori ordinanza”, ma anche altri pezzi come i Parka M-51.


In secondo luogo abbiamo di fronte un pezzo personalmente customizzato dal proprietario e nelle condizioni perfettamente originali, senza alcun tipo di modifica post dismissione, vediamo infatti che l’operatore ha applicate a sua cura delle bande di materiale rifrangente tipo 3M sia nella parte posteriore a forma di “T”, che nella parte anteriore e sui polsi.
Si tratta di un accorgimento molto importante per chi operava nei pressi delle piste di atterraggio dove era fondamentale il concetto di “high visibility”.

Ho potuto analizzare con cura questo materiale e valutarne la particolare consistenza e rifrangenza che surclassa qualsiasi altro tipo di materiale commerciale da me visionato.
Possiamo anche notare che i badge identificati e i gradi sono ancora presenti, in particolare le due strisce sopra i taschini hanno un raro esempio del ricamo “catenella” (chainstitch) che attesta il periodo storico del capo.



Inoltre spesso queste giacche si trovano con tutti i badge tolti (probabilmente per rivenderli singolarmente) e questo ne rende il valore molto basso.

In terzo luogo il tessuto: armatura raso di cotone/nylon con filati a titolo di altissima qualità, la morbidezza di questo tessuto al tocco è ancora oggi eccezionale dopo 54 anni e non è descrivibile a parole purtroppo.
La mia ricerca ha portato in evidenza che un altro contractor USAF: la Hygrade Rainwear Mfg. Corp. avrebbe (il condizionale è d'obbligo) realizzato delle versioni in popeline poly/cotone che potrebbe essere quello utilizzato anche sui parka M-51, nel classico colore grigio/verde.

Questa giacca è dotata di bottoni interni che servono all’eventuale applicazione di un lining imbottito per la protezione dai climi più freddi: purtroppo oggi è sostanzialmente impossibile trovare ancore delle Ground Crew Jacket con il loro interno.

Ad ogni modo una fodera cucita, in poly/cotone, è comunque presente, come si vede nella foto.


Altro dettaglio importante è la presenza della coulisse di regolazione interna, sul punto vita, spessore di un centimetro con tasselli di rinforzo in pelle a doppia ribattitura.

Ma l’elemento distintivo di questo capo è il collo che contiene un cappuccio anti-pioggia, sempre in raso militare e con costruzione ergonomica.
Caratteristica di culto: la cerniera con tiretto “tranciato” prodotta dalla CROWN, con “tira-zip” aggiuntivo in pelle  (stessa tipologia dei rinforzi coulisse) cucito con rinforzo a "triangolo", inoltre il collo, nella parte sotto, è rinforzato dal classico motivo “zig-zag”.


La tipologia a quattro tasche, chiuse da bottoni a pressione risponde alla specifica di praticità e utilità della giacca, che non aveva (per le tasche) funzione di “contenimento” per quanto riguarda equipaggiamenti (come invece altre tipologie dotate di tasche a “soffietto”) e  aveva quindi lo scopo di contenere documenti, un notes per prendere appunti, ordini di servizio, ecc. si nota infatti l’accesso per la penna nella parte superiore.


All’interno del collo, oltre alla splendida etichetta, il cui valore è praticamente il valore più intrinseco della giacca stessa, si notano iscrizioni a pennarello di vario tipo, come il nome (Johnson) e alcuni codici. Il riporto del nome che appare anche nella striscia identificativa ricamata è molto importante, perchè conferma la configurazione originale e quindi che le applicazioni sono nate con la giacca stessa e non applicate dopo.


I bottoni in nylon,  a quattro fori, sono molto particolari e va detto che la riproduzione attuale non sarebbe molto economica dato l’alto quantitativo di pezzi da riprodurre per questo particolare materiale military grade, spesso tali bottoni sono riprodotti in materiali poveri come il poliestere.

Capi come questo rappresentano senza ombra di dubbio le colonne portanti della ricerca applicata all’abbigliamento di tipologia militare.
La perfetta vestibilità (vedi ad esempio lo studio sulla manica “raglan”, di grande comodità durante l'utilizzo sopra capi protettivi come le maglie in lana) i dettagli di estrema semplicità e funzionalità, l’eccellenza degli accessori che devono offire assoluta affidabilità d’uso (vedi la zip prodotta dalla Crown, scorrevolissima e senza un briciolo di ossidazione dopo l’evidente utilizzo operativo di questo capo) sono aspetti che oggi vengono completamente tralasciati dalle industrie di abbigliamento moderne.

La cura di dettagli come quelli che sono presenti in questa giacca, che potrebbero fornire infiniti spunti e idee sono spesso dimenticati, o meglio: non vengono quasi considerati e solo pochi li sanno percepire.

Ho avuto dei “maestri” che nel lavoro di design mi hanno educato a conoscere e studiare il passato, per poter meglio comprendere il futuro e questo oggi è diventato per me e l'approccio standard nel mio lavoro, coem anche un punto di forza e di appoggio ogni qualvolta apro uno dei miei blocchi da disegno e mi appresto alla parte più affascinante, stimolante ed emozionante che è quella di design preliminare: ovvero quando comincio a delineare i tratti del progetto di disegno della collezione.

Poter toccare con mano capi come questo, tenerli sulle ginocchia mentre disegno, e ancora, indossarli e utilizzarli nella vita di tutti i giorni, è come un flusso di potente creatività che confluisce poi nel lavoro che si materializza sulla carta e che io sono orgoglioso di poter fornire ai miei clienti, che mi danno questa incredibile opportunità.

  


Alcuni li chiamano capi di “ricerca”, li tagliano, li scuciono... li violentano. Per copiare tessuti che i produttori del Far East non sapranno mai realizzare come gli originali, per semplificare i dettagli togliendone il loro fascino intrinseco, per riprodurre sommariamente forme di cui non sanno l'utilizzo finale...

Io li chiamo capi del “sapere”…  e per loro ho il massimo rispetto.

Sempre.

Tuesday, March 8, 2011

Piccole considerazioni sulla filosofia dell'abbigliamento "Military Inspired"




Negli ultimi tempi, complice anche il fatto che Internet veicola milioni di informazioni in tempo iper-reale e l’accesso continuo e costante a questi dati rende tutti (apparentemente) più eruditi, riscontro che la tematiche “militare” (nelle sue espressioni e differenziazioni army, navy e, meno, quelle air force) è diventata il fiore all’occhiello di più o meno quasi tutti i marchi.

Così mi accorgo, giorno per giorno, che chi fino a ieri vendeva felpe modaiole e ha fatto la sua fortuna con i “loghi” (margherite, banane e/o effusioni varie sponsorizzate del calciatore di turno, oppure jeans con i brillantini e le borchie o magari anche autentici, se vogliamo, ma ispirati a ben altre filosofie: oggi é diventato (anche lui!) un esperto del mondo “militare” e questo onestamente, mi fa un pò sorridere.

Lo dico con simpatia, naturalmente, perchè mi piace confrontarmi.

Entrare con cultura nel merito del mondo dell’abbigliamento ispirato dalla filosofia del prodotto militare non è facile, non basta comprare qualche capo vintage, magari la solita Field Jacket o il solito Peacoat da copiare per diventare esperti, non basta strappare le pagine dei vari magazine di ricerca Giapponesi e darle al modellista, per poter affermare di conoscere, anche solo in minima parte, la filosofia che sta dietro alla progettazione e costruzione all’abbigliamento militare.
E onestamente, quando guardo in giro, quando mi confronto con negozianti, clienti e colleghi… io di stilisti, designer e grafici esperti (a parole, nota bene) ne vedo sempre di più.

Cascano tutti però quando chiedi con che materiale è fatta una Zip General del 1974 montata in prima istanza su un pantalone M-51 Cold Weather, U.S. Army Issued, in armatura raso rovesciato di cotone-nylon, si, perchè per la maggior parte di loro il mondo del militare è solo quello di capi con parecchie tasche, qualche dettaglio in nastro canvas, un pò di bottoni.
Soprattutto è comprare i capi di qualche brand importante e copiarli… simpatico vederli con le valigie piene, tutti arruffati, al Narita!

In realtà mi stanco presto quando consulto i social network o la rete… perchè quello che trovo è  solo la fiera del trito e ritrito, sebbene, e questo va detto, ci sono eccellenti eccezioni, anche e soprattutto di casa nostra, che hanno la mia giornaliera e rigorosa visita e ai quali tributo il massimo rispetto.
Ce la metto tutta, credetemi, per cercare di seguire, di capire, di ragionare sul fatto se sono io che guardo troppo oltre o se invece il guardare troppo indietro (nel senso di poter avere la fortuna di consultare soprattutto tanta bibliografia e capi storici) sia giusto o sbagliato… e quindi se mi scandalizzo ancora (e qui sbaglio) per il modus operandi del mio settore: fare il viaggetto di ricerca, riempire la valigia di capi, portarli in azienda, copiarli alla meno peggio.

Campionario fatto.

Ma lavorare col “mondo” militare, a mio modo di vedere, ma credo di non sbagliare, vuol dire ben altro: ed è il modo in cui ho imparato dai miei maestri sul finire degli anni 80, che ancora oggi non posso che ricordare con emozione e ammirazione quando leggo gli appunti che mi facevano frettolosamente buttare giù di notte, quando mi chiamavano alle tre tre del mattino, io giovane assistente che dormiva in una maleodorante pensione da camionisti (quello potevo permettermi… e ringrazio ancora di aver vissuto quei momenti impareggiabili che rivivrei da capo anche subito) per raccontarmi come il giorno dopo avremmo lavorato sui Mackinaw modello 1942 o sui Trench Coat della prima guerra mondiale…

Allora so che parlare di prodotto “military inspired” è ben altro rispetto a quello che oggi tutti professano.

Serve ben altro.

Cosa? Bibliografia ho detto… non le riviste, sebbene ve ne siano di validissime. Ma non basta. Parlo di libri storici, di archivi originali, di fotografie storiche, di interviste a chi ha indossato davvero quei capi.
Archivio poi, che significa  andare oltre i soliti pezzi. Fare ricerca “trasversale”, fare percorsi nuovi.
Viaggi? Si, certo, andiamo pure tutti in processione nei santuari della moda ma cerchiamo di guardare oltre. Io da vent'anni vado e guardo oltre: forse per quello ho pezzi in archivio che non sono poi all’ordine del giorno… pochi, ma buoni. Anzi, molto buoni. E non dirò certo qui dove li ho trovati.

Gli accessori, elemento vitale, parte essenziale.

Quanti dei presunti capi militari che si vedono in giro hanno poi un progetto grafico coerente e filologico? Accessori autentici, etichette che non siano prodotte a basso costo (tanto è un’etichetta, ci sente dire, no?) cerniere e bottoni “veri”? Nei materiali, nella manifattura? Pochi.
Quanti designer o graphic designer hanno mai toccato con mano un'etichetta con armatura navetta, tessuta con filato trilobato? Quanti sanno come si data un capo militare? Pochi, io penso. E anche qui credo di non sbagliarmi troppo.

Eppure ogni giorno ci sono dei designer, ed io mi sento, umilmente, tra questi, che indipendentemente dalla moda corrente e dalla prospettiva di "mercato" cercano di fare il meglio possibile per trasmettere nel loro lavoro ed ai loro clienti (cosa importantissima) questi valori di originalità e di rispetto, parola fondamentale, perché il primo atto che mi sento di fare, quando prendo in mano un pantalone M-51 Cold Weather per cercare di capirlo, è rispettarlo: dal tessuto, all'etichetta, passando per la zip.
E nel fare questo rispetto il mio progetto, rispetto (soprattutto) il mio cliente, rispetto me stesso: perché so di essere intellettualmente onesto.
E ogni giorno imparo qualcosa, perché dopo 25 anni di lavoro in questo settore sono ancora come quel ventenne che dormiva nel letto sfondato di quella pensione da pochi soldi: avido di conoscenza.

Sono pochi questi designer, alcuni hanno oggi un'età di tutto rispetto e scrivono pagine epiche… una volta ce n’erano molti più, qualcuno è stato mio maestro.
E sono ancora loro, io credo, che oggi, nella personale ed evolutiva, modernizzata, visione del “prodotto militare”, sanno davvero fare il nuovo e sanno riprendere le filosofie più autentiche per portarle a noi oggi: fresche come una rosa.

Altro che vintage.

Qui si parla di futuro.

E il futuro passa per la conoscenza, la cultura, la ricerca e per il rispetto.

Un pò meno per lo shopping, ma questa è solo la mia modesta opinione.


Sunday, December 26, 2010

Tactical Vest are very fine if you are rugged!

Another piece of kit that is in my favorite list is the ROTHCO UNCLE Olive Drab travel vest.


I have buy this one in Japan @ Ueno Market, a special place for me ;)


I wear it with a corduroy jacket, oxford shirt and a pair of vintage Levi's Blue Jeans: The perfect travel kit.
This is, however, a piece that I love.


Talking bout tactical vest, I have also the 5.11 model that is made at another level of construction and is expressly made and in use by special contractors that work in very hard environment.

The 5.11 tactical vest is made in heavy canvas and have  a full selection of pocket that are perfect for your every day accessory of for your necessary and lifesaver kit when on the field.

Stock Number Roots

Another interesting old piece of my archive that is very interesting because is making the roots of the Stock Number method.
This is a set wich I have design about ten years ago, for the No evil collection. It's a rare example of woman style, because I only work for woman collection that want to express new and innovative mood and I run away from those "ready made, ultra-fashion-commercial" collection for girls and woman that was often offered me.
For the shirt I have worked with a very poor "mussola" fabric, very light, often made for rough bags for the underwear, I have noble the fabrics with a was with "marseille soap" essence and soften the fabric a lot. The Skirt is inspired from a man chino trouser, made in heavy weight triple ply gabardine fabric, and I have add a corduroy insert in the front to add movement.

No eVil was the first collection here in Italy to present in 1999 the "chino trousers" for woman made with gorgeous feminine fit, and with a very chic selection of material and detail, but always rugged in their heritage because the treatments, the materials and the style.

Stock Number will make few selected womans pieces in the future, and for sure, both this rare No eVil sample will be the right startpoint.


Thursday, December 9, 2010

Stock Number Heritage

Stock Number Heritage | This is an homage Paratroopers Coat from WWII German Fallschirmjager from the Fourface Collection.

I made this garment in the FW2006 collection of the luxury sportswear Fourface  made by Dynamic Jeans and died too young. This coat is a perfect example of tactical and protective garment made with the perfect german technology in design and manufacturing of military clothes.
German Fallschirmjager normally wore this coat with a “splinter” camouflage pattern (one of the most perfect camouflage pattern ever seen) in green, brown and antracyte colors. I have made my homage in a dark grey stone washed treated canvas, with a fake fur blue lining to match better with the color of denim, that is the type of trouser that was intended to be worn with.

Even four years after, this Fourface German Fallschirmjager coat is a classic and a source of inspiration for me, and this si why I have created the Stock Number collection: I don't wnat to stop to create things like those.

Saturday, November 20, 2010

Stock Number Project is ready!






Stock Number is my new project, made in cooperation with Only T-Shirt Company, for the Topten initiative. Stock Number is intended like a "data-base" of clothes who form the backbone of an imaginary travel bag, that any person should have and which are examples of a style where prevailing pragmatic design, good materials, accurate manufacturing.
Following the historic knowledge of Cristiano Berto, owner of the brand and designer of the collection, It is based on the concepts of simple and authentic items, made with the best quality, inspired from vintage and modern military and tactical garments, utility clothes, authentic denim, workwear, travel and sport clothes.

There is a “no season concept” in the materials, Stock Number have basic continuative materials and also is possible to have special materials, based on season.
The look of the collection will be, always and forever, non ironed, regular and easy fit and worn out style. Stock Number will always offer a color card based on the classic and institutional basic and army colors: Navy Blue, Olive Drab, White, Kakhy, Carbon and a range of melange colors based on the classic grey tone.
Denim is very important in the collection and we will develope the denim range season by season.

The graphics will always be minimal, clean and with technical design based on “Helvetica” type lettering: Stock Number does not want follow trends or themes, forever!

The packaging is a key element: the clothes are sold vacuum.

Stock Number will offer also a line of stationery products inspired by the workers and military note pad, accessories like belts and handbags and is currently on studying a watch inspired by military and technical style.